don enzo boschettiIl 14 Febbraio ricorreva l’anniversario di morte di don Enzo Boschetti, fondatore di quel patrimonio immenso che è oggi la Casa del Giovane di Pavia. Voglio qui ricordare tre virtù cardinali di don Enzo Boschetti: la creatività, la capacità di costruire comunità, la concretezza. La creatività postula delle “abitudini” che sono il coraggio, la capacità di lavorare con impegno assiduo e con perseveranza. La inventiva e la scoperta di nuove idee è diventata la più dinamica fonte di ricchezza che il mondo abbia mai conosciuto. Nella produzione di beni e servizi di oggi, ciò che incrementa il valore non è più solamente il lavoro, in senso fisico, quanto piuttosto l’attività intelligente, l’aggiungere iniziativa e inventiva a ciò che si fa: tutto questo ho conosciuto alla Casa del Giovane di Pavia di don Boschetti. La capacità di creare comunità consiste nel coinvolgimento sempre più intenso, intorno all’idea di fondazione di una comunità educativa che individui l’importanza del lavoro di squadra ispirato dalla vision del leader. Ogni cittadino e amministratore della cosa pubblica dovrebbe cercare di edificare all’interno della propria sfera di influenza una comunità, coinvolgendo i professionisti, lavoratori, le famiglie e paradossalmente anche chi vive situazioni di disagio in un virtuoso spirito di partecipazione e infondendo una elevata tensione morale, volta al rispetto della dignità di ciascuna persona coinvolta nella cittadinanza attiva. Ricordo di aver incontrato don Enzo Boschetti quando ancora frequentavo le superiori, e nonostante che nella mia città ci fossero comunità di base, preti operai, ex preti politicizzati e animatori di comunità, mi attirò subito la sua concretezza e la visione del “povero” non sociologicamente ordinato alla lotta di classe, ma considerato come un fratello, con una dignità e una passione da valorizzare nella condivisione e nella ricerca della sua “vocazione”. questa capacità di non usare l’altro per affermare se stesso, di non essere alla moda per essere “in”, né prete di strada, nè protagonista ricercato, ma uomo e prete a servizio degli altri fu per me un catalizzatore di quello che sempre avevo sognato di essere e di realizzare nella mia vita. Quando venne in Casa del Giovane un sacerdote missionario in Amazzonia, che ci aveva illuminato con i suoi libri sui Garimperios, i cercatori d’oro per uno spicciolo a giornata, fui impressionato da una foto in cui lo stesso missionario giustificava l’uso delle armi per difendere i più deboli, don Boschetti fece un intervento davanti a tutti noi, seminaristi, volontari, giovani ex tossicodipendenti, ex terroristi, senza fissa dimora, donne madre e minori a rischio: “non ci può essere giustizia senza amore e amore senza giustizia”.. Ecco la profonda verità di chi non inneggia alle mode culturali ma come dice il Papa punta ad un’ecologia globale o come leggevamo ai nostri tempi con Maritain: l’Umanesimo Integrale. Devo tutto a don Enzo, la mia emancipazione nel sociale, la mia libertà di coscienza rispetto agli obblighi militari e la ricerca della giustizia, la scelta della facoltà universitaria e la mia vocazione in seno alla chiesa e alla comunità. Ho in animo di realizzare quello che Lui mi ha sempre detto:“Sogno tante case con tanti definitivi di vocazione che si fanno dono ai più poveri”. Spero così che il seme gettato nel mio e nel nostro cuore attecchisca e ci renda testimoni della misericordia di un Dio che si affida agli uomini, in contesti completamente diversi e li anima ad essere protagonisti per gli ultimi con le capacità che aveva il servo di Dio don Enzo Boschetti: la creatività, la capacità di costruire comunità, la concretezza.