Questo è anche il tempo per pensare…Sulla pagina di “Fondazione Adolescere” di Voghera, ex orfanatrofio e Centro Sociale, c’è un bell’articolo di una brava formatrice, Fabienne Guiducci, figura chiave del progetto “Noi in Collina”…

QUANDO USCIREMO DAL BUNKER

Velocemente e improvvisamente abbiamo dovuto barricarci tutti in casa. Come quando scappi da una scossa sismica o come in certi paesi come l’America, quando sta arrivando un tornado: non puoi riflettere ed istintivamente ti porti via, trattieni, conservi, metti nella tua tana quello che per te è importante e vitale, quello che senti ti possa servire per continuare a vivere nel futuro; ti circondi così dell’essenziale.

Essenziale. Il senso profondo, ultimo, indispensabile, imprescindibile. E’ quello che rimane dopo la spremitura dei condizionamenti inconsapevoli, della fuffa di forzature sottili ed insinuanti che ci circonda e che ci impedisce di vedere la sostanza, gli oli essenziali, la linfa che ci garantiscono la vita, che nutrono la nostra anima ed il nostro procedere nell’esistenza.

Cosa abbiamo accantonato, salvato in questo bagaglio a mano, fatto all’ultimo momento? Ognuno ha messo nel bunker concretamente o virtualmente prima di tutto gli affetti; le proprie passioni ed i propri valori. Costretti a scegliere abbiamo tralasciato quello che un minuto prima ci sembrava indispensabile o impossibile da praticare. Non so quanto sia stato consapevole, ma sicuramente ognuno di noi ha fatto delle scelte importanti.

Così stiamo vivendo nei nostri bunker. Asceti forzati e doloranti; francescani nostro malgrado, angosciati per un presente drammatico ed un futuro che sentiamo chiaramente che non sarà più come prima.

Forte e struggente i sentimenti di perdita dell’innocenza. E’ un processo iniziato da tempo, ma forse ora la realtà ci sta schiaffeggiando ed urlando in faccia una spaccatura, una ferita, una colpa (?) che non possiamo ignorare e che siamo costretti a vedere.

Abbiamo perso la nostra innocenza, il nostro candore, quando ci siamo allontanati da due elementi essenziali, facili da capire.. così umani e semplici, quotidiani che li abbiamo trascurati e non compresi: la natura e le relazioni, ma potrei ridurlo ad uno, perché si abbracciano e sono sinonimi concettualmente, nel loro significato originario, la Relazione.

Non c’è altro per stare bene, non serve altro, non abbiamo bisogno d’altro. Abbiamo perso l’innocenza, perché abbiamo smarrito la sacralità della Relazione. I giovani, i bambini, a mio parere, per quello che osservo dal mio lavoro, non ancora. In maniera istintiva, inconsapevole loro “sanno” che la relazione è sacra, importante e la difendono come possono. Non sono esenti da errori, ma i giovani esprimono chiaramente e senza maschere la loro fame di Relazione.

Ma quando usciremo dal bunker, innanzi tutto non voglio più usare verbi come augurare, sperare, auspicare, ma pretendere, esigere, perché non è più tempo di lentezza, ma velocità ed incisione.

Inoltre ritengo sia importante far uscire dalle nostre camere di sicurezza, dalle nostre tane scavate con fatica in questo periodo, tutto quello che abbiamo stipato. Dobbiamo assolutamente far crescere e trattenere questo essenziale conservato nel bunker.

Quando usciremo dal bunker, ci sarà molta fame di relazione, perché abbiamo digiunato o abbiamo mangiato e bevuto surrogati ( come in guerra, perché è una guerra post moderna, ma è una guerra a tutti gli effetti). Ma quando usciremo dal bunker potremmo finalmente ri-costruire relazioni più autentiche con noi stessi, gli altri e la natura, perché quello che stiamo vivendo è incistato per sempre nel nostro corpo, un corpo che non può abbracciare, toccare gli altri, che non può uscire a godere di una primavera sfacciatamente bella e dolce ( Eliot, il poeta inglese, dice che Aprile è il mese crudele, tanto è pieno di vita, una vita perfetta che ci ricorda la nostra caducità. Di questi tempi lo dicevo sempre agli stages); un corpo che non è libero nel tempo e nello spazio. Potremmo far vedere questa fame atavica che prima nascondevamo o forse non sapevamo di avere, ma adesso lo sappiamo che tutto dipende da questo, dai legami sani, puliti, profondi, imperfetti, ma umani tra noi e questo mondo.

Quando usciremo dal bunker sbaglieremo ancora, ci perderemo ascoltando sirene che ci distraggono con l’inutile, ma sono sicura che questa galera, questa finitezza con cui stiamo facendo i conti, ci condurrà e ci farà apprezzare e godere di questo pane che non sapevamo così buono.

Quando usciremo dal bunker ci guarderemo negli occhi, ci chiederemo con serietà come stiamo fisicamente e non, come abbiamo vissuto nel bunker. Vedremo occhi spaventati, sgomenti ed incerti per quanto vissuto. Non so se si potrà raccontare tutto, perché stiamo vivendo qualcosa di indicibile, ma sicuramente sentiremo, come forse hanno sentito i nostri padri ed i nostri nonni, che abbiamo un’altra possibilità per costruire un presente migliore.

Fabienne Guiducci, formatrice di gruppo, Fondazione Adolescere