SECONDO GIORNO DELLA RIPARTENZA, PIU’ TRAFFICO E PIU’ GENTE SUI MEZZI PUBBLICI. L’ANOMALIA DEI CONTAGI NEL PAVESE RIGUARDA PAZIENTI DI RSA GIA’ IN FASE DI GUARIGIONE, SPIEGA LA DIRETTRICE ATS. PICCO DI CERTIFICATI DI MALATTIA A MARZO ALL’INPS (tutte le notizie sul sito diegobianchinews.it @copyright, oggi dirette su sito e pagina Facebook ore 17 e ore 21,30)
RIPARTENZA DIFFICILE – Nel secondo giorno della ripartenza post lockdown le città si rianimano, torna il traffico e c’è più gente sui mezzi pubblici. Gli esercizi commerciali, dai negozi di abbigliamento a quelli di calzature, dai parrucchieri ai centri estetici, ma anche ristoranti, bistrot, chiese, si adoperano a predisporre la sanificazione dei locali e a distribuire gel igienizzanti, mascherine e guanti. Ma restano le difficoltà nel reperire con facilità il materiale previsto dalle normative vigenti per far fronte all’epidemia.
Un crollo dei consumi pari a quasi l’80% si è registrato in ristoranti, pizzerie, trattorie e agriturismi per effetto delle mancate riaperture, ma anche per il ridotto afflusso della clientela che ha provocato un drastico taglio delle forniture alimentari rispetto alla norma. E’ quanto emerge da una stima della Coldiretti sull’inizio della Fase 2 con la possibilità per gli italiani di tornare a mangiare fuori casa. A pesare sul calo delle ordinazioni di cibo e bevande, sottolinea la Coldiretti, è in molti casi la decisione di non riaprire ma anche il calo delle presenze per la chiusura degli uffici con lo smart working e l’assenza totale dei turisti italiani e stranieri. Meno impattante in questa fase è, invece, il vincolo del rispetto delle distanze con la riduzione dei posti a sedere disponibili. Un duro colpo per l’economia, visto che la spesa per il cibo ‘fuori casa’ era il 35% del totale dei consumi alimentari per un valore di 84 miliardi di euro. Le difficoltà della ristorazione, ricorda la Coldiretti, hanno un effetto a valanga sull’agroalimentare con il mancato acquisto di cibi e bevande in industrie e aziende agricole. La Fase 2 è stata inaugurata a Milano col rito della colazione al bar e con la segnalazione di diversi locali hanno deciso un aumento dei prezzi per tentare di recuperare quanto perso durante la chiusura. E così in alcuni casi il prezzo del caffè e del cappuccino sono passati, rispettivamente, da 0,90 a 1 euro e da 1,30 euro a 1,40. Ma in centro la tazzina ha toccato anche i 2 euro. Casi isolati, avverte il Codacons, che però continua ricevere segnalazioni dai consumatori.
NUMERO CONTAGI ANOMALI NEL PAVESE – Ieri in molti hanno rilevato il dato di Pavia sul fronte dei contagi, il più alto tra le province lombarde: 43 nuovi casi su un totale di 175 in tutta la Regione. C’è stato anche un morto, che aggiorna il numero decessi complessivi a 1166 in provincia di Pavia. Rassicuriamo subito: non ci sono nuovi focolai in corso, sono i maggiori tamponi che vengono fatte delle Rsa e che portano questi contagi ancora ad un numero “anomalo” per la fase calante in tutta la Regione, ha spiegato la direttrice dell’Ats di Pavia, Mara Azzi. E comunque anche quei casi positivi riscontrati nelle case di riposo sono pazienti già in stato di guarigione. Lunedì l’aumento più alto di contagi, con 6 nuovi casi, è stato a Vigevano e Ferrera Erbognone seguiti da Pinarolo (+4) e Valle Lomellina (+3). La città che da inizio epidemia ha avuto più casi (il dato somma gli attualmente positivi, i guariti e i morti) è Pavia con 521 casi. Seguono Vigevano con 490, Voghera 424, Mortara 145, Stradella 133, Belgioioso 120, Certosa 119, Broni 107, Cilavegna 106, Garlasco e Cava Manara 100.
INPS – Tra il 2 febbraio e l’11 aprile, mesi nei quali si è concentrata l’epidemia da Covid-19, i certificati medici di malattia arrivati all’Inps sono stati oltre 6,58 milioni con una crescita del 14% rispetto allo stesso periodo del 2019. Lo rileva l’Inps, secondo cui la crescita nel periodo tra l’8 e il 14 marzo è stata del 110% per poi scendere al +59% nella settimana successiva. In Lombardia, nella settimana 8-14 marzo, i certificati sono cresciuti del 176%.
GALLI SULLE SCUOLE – Perché le scuole non riaprono fino a Settembre? Ce lo spiega Massimo galli, direttore Malattie Infettive Ospedale Sacco di Milano: “Cinque ore di stazionamento in classe da parte di bambini, con un distanziamento virtuale inesistente, rappresentano un incubatore perfetto per il virus. In palestra non ci stai 5 ore e probabilmente è più facile a mantenere il distanziamento. Da sempre – ha proseguito il presidente della Società Italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) – per le malattie a trasmissione aeree, le classi a scuola rappresentano un incubatore perfetto per il contagio, come dimostra l’influenza stagionale. Siamo un paese in cui non ci si vaccina e le classi sono ogni anno gli incubatori dell’influenza, che viene poi passata agli adulti.
ATTENZIONE: LA MASCHERINA DEVE COPRIRE NASO E BOCCA, NON SOLO LA BOCCA! E UTILIZZATE SEMPRE IL DISTANZIAMENTO DI ALMENO UN METRO DALLE PERSONE, EVITANDO LUOGHI AFFOLLATI. LA NUOVA “NORMALITA’” VERRA’ VINTA CON L’ATTENZIONE E IL SENSO DI RESPONSABILITA’ DA PARTE DI TUTTI!!! DIFFONDETE SOLO NOTIZIE CERTE!!!
Ecco i numeri utili: 1500 (Ministero Salute), 800894545 (numero verde Regione Lombardia) e 112 (emergenza). Numero verde supporto psicologico 800833833, Numero per vittime di violenza e stalking 1522 #emergenza #coronavirus #fase2 #ripartelitalia #restiamoadistanza #nofakenews #paviaunotv #itinerarinews